In generale

I pick-up

Come funzionano

La storia

Note generiche

Perché mai dovrei sostituire il pick-up?

Come scegliere un pick-up

La spaziatura dei poli

Il groviglio di fili

Le possibilità

La distanza dalle corde

I potenziometri

La distorsione infinita

Il TBX

Mano al saldatore

Per chi volesse saperne di più

Come funzionano. Non penso ve ne possa fregare di meno

La storia. Non amo perdere tempo

Note generiche. Partiamo dalla prima grande distinzione nella famiglia dei pick-up: Single Coil e Humbucker. Per intenderci, suono Fender e suono Gibson. I SC sono formati da una sola bobina, mentre gli HB hanno due bobine, la seconda delle quali fu originariamente concepita per cancellare il rumore generato dalla prima tramite un collegamento in serie. La qual cosa effettivamente funziona, e bene, ma produce un altro suono, nè migliore nè peggiore, semplicemente diverso da quello SC: più compatto, meno brillante, più potente e con più sustain. La distinzione tra HB e SC va al di là delle dimensioni fisiche del pickup; oggi quello che sembra un HB può suonare come un SC o viceversa. Anche il pickup, come tutta la chitarra elettrica, è frutto di diversi compromessi; in linea di massima più il PU è potente, meno il suono ha gamma dinamica, cioè è "bello", almeno per ciò che riguarda i suoni puliti. I suoni più belli della terra sono decisamente quelli ottenuti da PU di potenza medio-bassa (PAF, Strat), ma provate a suonare Vai con una Strat o a fare il tapping con una 335…

Un'altra importante distinzione da fare è il tipo di magnete adottato; generalmente i magneti possono essere ceramici, in AlnicoII e in AlnicoV; ogni materiale ha il suo suono.

Altra cosa che differenzia i magneti è lo spessore del filo adottato e il numero di avvolgimenti.

Detto questo si capisce come variare uno solo degli ingredienti elencati possa cambiare il suono di un PU, e si spiega così anche l'elevato numero di tipi di PU disponibili sul mercato.

Discorso a parte per i pick-up attivi, praticamente un monopolio EMG. L'unica considerazione che mi viene da fare è questa: se su 100 chitarristi di fama 98 suonano con l'elettronica passiva, ci sarà pure un motivo... Hanno comunque i loro vantaggi, per esempio elevata potenza, assenza di rumore, sustain pauroso.

Perché mai dovrei sostituire il pick-up? Esistono delle ottime chitarre che vengono letteralmente mortificate da un'elettronica senza pudore. Il pick-up è concettualmente ed ingegneristicamente qualcosa di molto rozzo, quindi è possibile approvvigionarsi sul mercato di trasduttori di basso prezzo. Chi invece ha fatto della progettazione e della messa a punto di pick-up una religione (oltre che un business), riesce a ricavarne il massimo, ad agire sulle sfumature miscelandone gli ingredienti. Una volta che siete riusciti a mettere le mani su uno strumento decente dal punto di vista della liuteria, perché mai rovinare tutto per un elemento la cui sostituzione tutto sommato non dovrebbe dissanguarvi? Credetemi, sono riuscito a fare di strumenti economicissimi strumenti che possono essere suonati su qualsiasi palco. Naturalmente qui si inserisce l'eterno quesito: quanto contano i legni e l'hardware sul bilanciamento tonale di uno strumento? Volete la mia umile opinione? Molto, ma sempre meno di un pick-up. Una Strato cambierà di più suono cambiando il corpo in ontano con uno in frassino oppure montando un JB Junior?

Come scegliere un pick-up. A culo. Anche la scelta più convinta può deludere (vedi commento sullo Steve's Special). Le case cercano egregiamente di descrivere il suono di ogni PU, e già questo può dare un aiuto di massima. Il PU risente poi di tutto il bilanciamento dello strumento, quindi lo stesso PU montato su due chitarre diverse suona diverso. Comunque, a mio parere (nonostante tutto...), il modo migliore è cercare di sapere quali PU usa il nostro artista preferito e adeguarsi. Oppure cercare di capire qual è il punto debole del nostro strumento per cercare di correggerlo: una chitarra che suona cupa ha bisogno di un PU che esalti di più gli acuti.

La spaziatura dei poli.Gran parte degli HB è disponibile in due diverse spaziature dei poli: normale e per ponti Floyd Rose. Ciò avviene perché in teoria è meglio che ogni polo sia direttamente sotto ogni corda, e non fuori asse. Se avete sbagliato nella scelta, non disperatevi, la differenza secondo me è minima. Certo, è meglio pensarci prima.

Il groviglio di fili. Una volta che abbiamo il nostro PU, se abbiamo un minimo di dimestichezza col saldatore, arriveremo alla conclusione che Larry e Seymour avrebbero fatto meglio a mettersi d'accordo sui colori dei fili, sulle fasi e sulle polarità, anziché pensare a farsi concorrenza. Se, una volta collegato, sospettiamo che il nostro PU potrebbe suonare meglio (soprattutto quando accoppiato ad un altro), affidiamoci ad una persona più esperta, perché spesso seguire gli schemi allegati non basta, anzi... Gli inesperti-fai-da-te, dovendo sostituire più di un PU, farebbero bene a comprarli tutti della stessa marca, per evitare problemi (peraltro ovviabili con un pò di pazienza) di compatibilità. Comunque, per fortuna, è abbastanza difficile fare danni irreparabili sbagliando un collegamento.

Le possibilità.Se i SC hanno una sola possibilità di collegamento (escono con due fili, uno di segnale e uno di massa, raramente con tre se sono "tapped"), così non è per gli HB, i quali arrivano in genere con 4 fili più la calza. Questo permette di poterli splittare, cioè di poter fare suonare una sola delle due bobine di cui è composto oppure di far suonare il PU in parallelo anziché in serie, tutto ciò con un semplice mini-switch ("splitter"). Questo apre orizzonti infiniti, cioè si può fare suonare un HB come un SC. Ovviamente ogni PU ha il suo suono anche da splittato, quindi non si pretenda di far suonare una Epi come una Strat. Per maggiori dettagli clikka qui.

La distanza dalle corde. Anche questa ritengo sia una regolazione personale. In linea di massima, però, i SC tendono a "frenare" le corde più degli HB a causa dell'attrazione magnetica ("string pull"), quindi vanno tenuti più distanti. La Gibson per i suoi HB si attiene a queste regolazioni: mm. 2,38 sia dai bassi che dagli acuti per il PU al manico e mm. 1,58 per quello al ponte. La Fender per i SC delle Standard usa 3,17 dal lato dei bassi e 2,38 da quello degli acuti per tutti e tre i PU. I PU attivi possono permettersi senza vergogna di stare quasi a contatto delle corde (queste regolazioni si intendono con corda premuta all'ultimo tasto).

I potenziometri. Anche loro hanno la loro importanza. Dopo aver montato un HB dove prima c'era un SC, si provveda a sostituire i probabili potenziometri da 250k con quelli da 500k. Questo non è strettamente obbligatorio, ad esempio Di Marzio suggerisce il 250 al tono per i suoi HB, ma in pratica non lo fa nessuno; non mi è mai capitato di trovare una chitarra che ha i Di Marzio montati di serie con i pot dei toni da 250.Un controllo anche ai condensatori, seguendo le istruzioni della casa, ma in genere con valori diversi tra SC e HB. E a proposito di condensatori, visto il loro ridicolo prezzo (alcune centinaia di lire), chi si diverte col saldatore può provare a testare vari valori fino a trovare quello che più lo soddisfa. Comprate i potenziometri solo presso i negozi di strumenti musicali, quelli delle chitarre sono un pò diversi da quelli dei televisori...

La distorsione infinita.Poco sotto il PU al ponte c'è la manopola del guadagno. Molti lo chiamano "volume", altri lo scambiano per un interruttore fatto male che serve ad accendere e spegnere la chitarra. Invece, graduandolo in più o in meno, abbiamo infinite variazioni nel grado di saturazione del nostro suono. Al termine del nostro solo, invece di cambiare canale dell'ampli, proviamo a girare quella manopolina, e il nostro suono diverrà magicamente "crunch", esattamente quel tanto che ci serve. Questo è ancora più valido per i SC o gli HB splittati. Serve solo un minimo di allenamento; se la dobbiamo tenere sempre al massimo o a zero, allora la possiamo sostituire con un pratico interruttore.

Il TBX. Esiste un magico circuitino, fatto dalla Fender, dal costo di alcune decine di migliaia di lire, che permette di spremere ulteriormente il nostro PU. Senza scendere in dettagli, è un normale potenziometro da 0 a 5; oltre il 5 entra in gioco un altro potenziometro di diverso valore. Il risultato è un taglio di frequenze basse ed una esaltazione di medi e ancora più di acuti. L'unica accortezza è l'obbligo di tenerlo a metà corsa (c'è uno scatto di riferimento) quando suoniamo pulito, pena un suono fino come uno spaghetto. Indispensabile per gli "incazzati".

Per chi volesse saperne di più.

1. Chi conosce l'inglese può leggere "Guitar Electronics for Musicians" di Donald Brosnac. E' abbastanza vecchiotto, ma è un classico, ricco di indicazioni utili, soprattutto tecniche, e poi è comunque l'unica risorsa che io conosca. Da mandare a memoria.

2. Chi non conosce l'inglese può fare un corso rapido di apprendimento e tornare al punto 1.

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