La mia strumentazione

      Strato  Strato

 
La '65 Stratocaster. Circa all'inizio degli  anni '80 vendetti la mia prima Strato (una sunburst non so di che anno, comunque una ottima chitarra, periodo Jimi, suppongo, che avevo violentato montando un Di Marzio Super Distortion al centro...), che avevo comprato usata, per coronare il mio sogno: una Strato NUOVA, nera con manico in acero, come quella di Clapton. Raccolte le 600 mila necessarie all'epoca, sperimentai a mie spese il confronto tra una Strato vecchia e una nuova: era meglio attaccare sei corde a una lattina di coca... Un mio amico mi soffiò dopo qualche anno che un chitarrista della zona suonava della musica folk con una vecchia strato bianca. Lo andai a trovare e provai la sua chitarra: doveva essere mia. Gli proposi lo scambio: la mia fiammante contro la sua vecchia, bianca, tutta rigata e ammaccata. Naturalmente accettò e io ebbi finalmente una vera Strato. Lui mi raccontò in seguito che quella chitarra gli era stata rubata e poi restituita, ma chi l'aveva rubata aveva provveduto a coprirla con della vernice bianca. Mi armai di santa pazienza e cominciai a grattare il bianco: sotto c'era uno strato di fondo, argento, e poi il colore originale: era un meraviglioso sunburst a tre colori, ottimamente conservato. Oggi la Strat è quasi del tutto originale, a parte il battipenna e il selettore a 5 posizioni. La data di costruzione, stampata alla base del manico, fa riferimento alle ultime settimane del 1965, presumibilmente novembre. Il numero di serie riportato sulla piastra di fissaggio del manico, nonostante abbia subito un tentativo di contraffazione a seguito del furto, è comunque chiaramente leggibile. Il suono è da favola, ma non è la chitarra che uso di più, la uso principalmente per sedute di incisione o per jam blues con gli amici, o quando sono solo in casa.

 


La Telecaster. Sono dovuti passare svariati lustri prima di scoprire la bellezza del suono Telecaster. E’ di certo una chitarra difficile, ma ha una sua personalità esplosiva e soprattutto fa risaltare la personalità di chi la suona. Quando la “possiedi” riesci finalmente a dare un giudizio sereno e obiettivo sulle chitarre giapponesi e su chi le suona (a parte naturalmente i mostri sacri), e non dico altro.

La mia Tele ha ovviamente diverse modifiche; la più efficace sono i pick up Lindy Fralin, un set ibrido formato da un pickup standard al manico e un Blues Special al ponte; la più furba è la piastra   dei comandi reverse; avevo infatti difficoltà col selettore pickup, quando lo muovevo toccavo la manopola volume e così il volume si abbassava. Altre modifiche sono un push-pull al tono che collega i pickup in serie, le meccaniche Gotoh Kluson Style e le sellette del ponte in ottone. Comunque per saperne di più clicca qui.

 

 

 

 

 

 

 La Les Paul Custom E' un esemplare del 1978, completamente originale; il suo suono è semplicemente spaventoso, non adatto per farci qualsiasi cosa; insomma, la versatilità non è la sua qualità principale, ma se inserita al posto giusto suona come deve suonare. I pick-up sono i cosiddetti "T-bucker", una serie successiva ai PAF, leggermente più potenti. Per vedere una galleria di foto puoi cliccare qui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


L'Arma Totale Mi serviva una chitarra abbastanza versatile, da poter usare in varie situazioni, e che fosse anche bella. Quindi ho pensato di farmela io; doveva avere varietà di suoni, una leva tipo floyd, e doveva essere particolare; quindi ho preso un corpo in ontano con top in acero fiammato e un manico (mancino)  tipo Stratocaster, che ho modificato per inserirvi il bloccacorde.  Attualmente ha un pick up Seymour Duncan Parallel Axis al ponte, un Fender al centro e un Razor al manico. Il Duncan  non passa dal potenziometro del tono. Per saperne di più clicca qui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La "Les Paul Reed Smith". Negli anni '80 la Eko decise di esordire nel mercato di fascia alta e creò la M24, di cui fu fatta una versione per il mercato americano, battezzata "D'Agostino" (questa almeno è la storia che conosco io...). Si tratta di una neck-through-body in mogano, abbastanza pesante, che voleva imitare le caratteristiche della Les Paul. E' uno strumento davvero eccezionale, anche perchè pesantemente modificato. Il manico è bombato quanto basta, l'accesso agli ultimi tasti è da prendere ad esempio. Il ponte è uno Schaller con accordatura fine, le meccaniche sono Schaller classiche, i potenziometri originali erano scandalosi, il pick-up al manico è un vecchissimo Di Marzio PAF e al ponte c'è un Bartolini V88D che non ho parole per definire. Ognuno dei due è collegato ad un proprio splitter. Se la trovate usata, compratela, spenderete di più per modificarla che per acquistarla, ma ne vale la pena. Il suono è grosso da far paura, come il peso.
 

 

 

 

 

La Strat HM. Per anni è stata la mia chitarra principale. E' la prova "vivente" di come una chitarra economica possa dare soddisfazioni inaspettate: ne ho fatto a lungo un uso professionale. Fu creata dalla Fender in piena era shredding, molto leggera, corpo in tiglio, manico e tastiera in acero. Super modificata. La tastiera, già piatta all'origine, lo è ancora di più. I tasti jumbo sono stati tolti per mettere i classici Stratocaster, con netto guadagno, a mio parere, in suonabilità. Il ponte originale Khaler, completamente sordo, riposa in pace e adesso c'è un massiccio Gotoh. Il selettore è uno Schaller, quando lo si usa sembra di mettere le mani in una torta alla crema. Ho praticato degli scassi aggiuntivi dietro il ponte per facilitare l'uso della leva all'insù. Il pick-up al manico è un Di Marzio HS-2, il centrale è il suo originale, quello al ponte un Seymour Duncan Screamin' Demon, collegato ad uno splitter insieme all'HS-2. Dotata di due TBX, uno per centro e manico e uno per ponte. Ricordo che la comprai perché mi piaceva il colore (...). Per vedere altre foto più dettagliate clicca qui.
 
 
 

 

L'Ovation. Non ho mai suonato altre acustiche se non questa. Si tratta di un modello "Ultra 1517" degli anni 80, elettrificato con un pick-up piezo. Per me il suono Ovation con eco, reverbero e un pò di chorus è inarrivabile, forse cambierò parere quando proverò una Martin. Di sicuro è un suono personale, riconoscibile, e la chitarra stessa, per chi suona abitualmente elettriche, è facilmente suonabile. E' dotata solo di una manopola per il volume, ma questa elettronica scarna ne facilita di molto l'uso. In prova e dal vivo la collego ad una D.I. Box per farla uscire dall’impianto.
 
 
 
 
 
 

 

 La testata Engl Screamer. Ciò che esce dalla chitarra entra in una Engl Screamer 50; è in pratica una testata a 4 canali, splendida sui puliti e selvaggia sui distorti, gain in quantità industriale, tale da permettere di fare a meno di pedalini di distorsione. L’ho scelta perchè amo le basse potenze per poterle poi sfruttare in pieno, ma questa stupisce per i suoi 50 watt davvero “concreti”; del resto se girate su internet i pareri sono pressoché unanimi, in definitiva una ottima fusione tra puliti in stile Fender e distorti in stile Marshall. Le due valvole 5881 le ho sostituite con altrettante 6l6, ne preferisco il suono.  Il cambio dei canali è gestibile direttamente dalla pedaliera.

 

 

 

Il Rocktron Replifex (e il resto del rack). Collegato al loop della Engl, il Replifex è un multifx davvero efficace, riesce a trattare i suoni in maniera abbastanza neutra offrendo ottime possibilità di miscelare il suono diretto col suono effettato. Grande qualità. Ottimo il preset Wha che ho scaricato dal sito Rocktron, riesce a sostituire (con un pò di buona volontà) un wha tradizionale, specie sui puliti, ma in generale tutti i preset sono utilizzabili. Una menzione particolare per i suoni Leslie, davvero realistici e "calorosi" e per la possibilità di usarlo anche come midi-switcher, il che permette di cambiare i canali direttamente dalla pedaliera midi senza pedali aggiuntivi.

Il rack comprende inoltre un Power Conditioner Phonic PPC9000E; serve per riunire in un unico posto tutte le prese di corrente, per proteggere le apparecchiature collegate dalle sovratensioni e per filtrare la corrente da interferenze parassite. Indica inoltre il voltaggio che arriva, cosa utile per capire che talvolta degli strani malfunzionamenti derivano da corrente di basso voltaggio.

L'accordatore è un Fender Racktuner RT-1000; costa meno di altri ed è precisissimo e veloce; inoltre ha una costruzione robustissima (e un peso non indifferente).

 

La pedaliera Rocktron Midi Mate. E’ un pò costosa ma ne vale decisamente la pena. Permette, tramite i control change, di gestire l’on-off di ogni effetto del Replifex, quindi è come avere a disposizione una serie di pedali, quando vuoi puoi inserire il wha insieme al flanger per esempio, e inoltre puoi anche switchare i canali della testata. La mia è una Version 1.0, permette 10 control change, la nuova versione 2 ne permette solo 5. Ci collego anche un pedale d’espressione Roland EV-5 con cui uso il wha oppure regolo la velocità di rotazione del leslie, o altri parametri a scelta. Inoltre è anche piccola e si alimenta direttamente dal Replifex tramite Phantom.

Le Marshall 1922. Il tutto va a finire, in stereo, in due Marshall 1922; piccole, maneggevoli e leggere, sono dotate ciascuna di due coni Celestion da 12"; una ha ancora i coni originali (G12T-75), nell'altra ho messo un Vintage 30 e un G12H; dal vivo scelgo quale microfonare.. Le due casse sia in prova che dal vivo sono puntate una direttamente al mio timpano e l’altra ai colleghi di sventura

 

 

 

 

 

Giudizio complessivo. Ho sempre cercato di capire cosa intendeva Eddie Van Halen quando disse "... voglio sentirmi muovere i capelli mentre suono ...". Con questa strumentazione mi sento sulla buona strada...

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